domenica 1 novembre 2015

Satyananda Yoga

 di Swami Niranjanananda Saraswati



Nel 1956, Swami Sivananda chiamò Swami Satyananda e gli disse: “Rishikesh è troppo piccola per te. Devi andare in giro per il mondo e portare il messaggio dello yoga porta a porta, costa a costa”. Swami Satyananda gli rispose: “Mi stai dando questo ordine ma io non ho così tante radici nello yoga”. “Ti insegno io” disse Sivananda e in quindici minuti gli diede  lo shaktipat della tradizione e cultura dello yoga.  Soltanto un guru capace può trasmettere la conoscenza attraverso lo shaktipat ad un discepolo pronto. Soltanto il filo capace di trasportare la corrente elettrica più alta senza bruciare o fondersi può essere il recipiente dell’alto voltaggio.

Un rishi moderno

Armato di grazia e shaktipat, Swami Satyananda iniziò a diffondere lo yoga. I suoi contributi nel campo dello yoga sono fondamentali; ha sistematizzato il pranayama in pratiche vitalizzanti, tranquillanti ed equilibranti. Prima di allora, il pranayama era un tabù. La gente conosceva solo nadi shodana che nella tradizione era conosciuto come anuloma viloma, inalazione ed esalazione. Egli creò un sistema per la pratica delle asana, dove si inizia con pawanmuktasana e non con la posizione sulla testa – sirsasana- in modo da preparare il corpo a far scorrere meglio i flussi energetici; classificò le tecniche di pratyahara e sviluppò la tecnica di yoga nidra, antar mouna e ajapa japa. Swami Satyananda ha ridefinito lo yoga che conosciamo oggi e la storia lo considera un rishi moderno al pari di Patanjali che una volta scrisse una tesi sul raja yoga e anche al pari di Swatmarama che scrisse un solo libro di hatha yoga. Satyananda ebbe successo quando presentò l’intero sistema e l’intera tradizione dello yoga in un modo pratico, comprensibile, moderno e scientifico.
Alla Bihar School of Yoga e al Bihar School Bharati, facciamo esperienza di questo yoga. Io ho portato avanti il discorso con il supporto e l’aiuto di tutti. Ganga Darshan rappresenta l’impegno e la dedizione che Swami Satyananda ha promesso al suo guru. Satyananda non voleva un ashram o un’istituzione e non voleva neanche diventare un maestro o un guru, non voleva gestire le eccentricità e gli alti e bassi della gente che arrivava con problemi e difficoltà ma quando Sivananda gli impartì quell’ordine, mise da parte le sue aspirazioni personali e disse: “ Questo è l’ordine e il mandato del mio guru e io lo porterò avanti”. Ganga Darshan rappresenta la devozione nei confronti del mandato di Swami Sivananda e non il desiderio personale di Satyananda che lavorò al fine di creare un movimento globale di yoga.
L’aspirazione di Satyananda era quella di essere e vivere come un sannyassin e ottenere quello che ogni sannyasin cerca di avere, la consapevolezza spirituale più elevata.

Un sannyasin moderno

Per Satyananda, il sannyasa non era un passo per diventare un profeta spirituale con occhi sul profitto. Per lui, il sannyasa era il sadhana per stabilire un legame con la consapevolezza più alta. Nella nostra vita siamo soliti giocare con le nostre aspirazioni ma non fu così per lui che invece rimase fedele alle proprie aspirazioni.
Quando si rese conto che aveva onorato il mandato del suo guru e che era libero di vivere come un sannyasin, lasciò Ganga Darshan per vivere in solitudine ed isolamento a Rikhia dove un’altra serie di mandati lo condusse a sviluppare Rikhiapeeth.
Ganga Darshan rappresenta il suo obbligo nei confronti di Swami Sivananda. Io mi connetto allo yoga come viene insegnato qua e con lo stesso spirito, la stessa energia, la stessa devozione e attenzione di Swami Satyananda che mise da parte aspirazioni e desideri. Focalizzarsi solo sul mandato del proprio guru non è cosa da tutti. Anche i sannyasin fanno le loro scelte ed esprimono i propri desideri, non si sono ancora arresi e rimangono attaccati ai propri concetti e alle proprie idee.
Il mio modello di sannyasin è Swami Satyananda che fu fedele unicamente al volere del suo guru. Lui ci ha fornito un’inspirazione ma pochi si sono connessi con questo, io mi metterò in connessione con ciò che mi è stato richiesto e così vivrò.
La mia relazione con lui inizia nel 1958 prima della mia nascita quando era già chiaro che io sarei diventato il suo successore. Allora, Satyananda era senza istituzione e discepoli e nonostante anche io avessi le mie opportunità di vita e ruoli da ricoprire nella vita, dentro di me sapevo che un giorno avrei dovuto camminare da solo.
Nessuno è qualificato o capace di fare esperienza della vita spirituale a meno che non ci sia disciplina, comprensione, consapevolezza, sanyam, contenimento dei sensi, della mente, di parola e comportamento. Senza sanyam non ci può essere consapevolezza o comprensione delle dimensioni spirituali più profonde. Punti di forza per un sannyasin non sono conoscenza, volontà o acutezza intellettuale ma solo il contenimento e la disciplina che coltiva.
La gente è stata iniziata all’ordine dei sannyasin ma non alla tradizione sannyasa. Sannyasa Peeth rappresenta la continuazione della visione e della missione di Swami Satyananda dove uno può imparare a diventare il maestro di se stesso e non vivere la vita flirtando con l’idea del sannyasin. Ecco il prossimo passo.

Il lavoro avrà luogo a Munger. Ganga Darshan rappresenta l’occhio mentre il simbolo dello yoga è ajna chakra. Chandi, la divinità di Munger, è rappresentata dai suoi occhi e ajna chakra è il terzo occhio. Lo yoga aiuta ad acquisire una visione equilibrata e bilanciata fra le esperienze esterne ed interne, fra percezioni e dimensioni. La divinità o shakti di Deoghar è rappresentata dal cuore e il simbolo di Sivananda Math è anahata chakra, il cuore. L’apertura della mente avviene a Ganga Darshan mentre quella del cuore a Rikhia. Il terzo luogo, Sannyasa Peeth, rappresenta le mani qualificate di coloro in grado di assumersi ogni responsabilità e rischio attraverso la fede e la comprensione spirituale e il potere di creare qualcosa di meglio con ciò che è disponibile. Questo significa avere mani costruttive.

Testa, cuore e mani sono i tre aspetti del Satyananda Yoga o della tradizione Satyananda.




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