domenica 8 ottobre 2017

Guardando i Kosha

 Swami Niranjanananda Saraswati

http://www.yogamag.net/archives/2015/ajan15/kos.shtml


Sei composto da diversi livelli: fisico, energetico, mentale, la coscienza e lo spirito. Si tratta di cinque elementi per creare “TE STESSO”.
Acqua terra, fuoco, aria ed etere sono gli elementi materiali, ma non sono elementi che vi danno l'esperienza di ciò che è la vita. Terra, fuoco, acqua, aria ed etere non sono elementi senzienti. Sono solo i mattoni della vita. All'interno di questo elemento costitutivo della vita c'è un potere senziente che è lo spirito, la coscienza.

Si soddisfano le esigenze del corpo e lo si armonizza. Si soddisfano le esigenze del sistema energetico e si regola e attiva l’energia lavorando su Annamaya e Pranamaya Kosha.
Vi è anche la necessità di rendere la mente libera da fattori di stress e tensioni. Pertanto, per quanto riguarda Manomaya Kosha, deve essere sviluppata la capacità di rilassarsi. Focalizzare le energie dissipate della mente e sperimentare la potenza della mente, mentre la concentrazione e la meditazione sono necessari per l'esperienza di Vijnanamaya Kosha.

La corretta applicazione dello yoga a questi quattro livelli vi porterà automaticamente al quinto livello di Anandamaya Kosha o della beatitudine. L'armonia di questi primi quattro livelli culminerà nell'esperienza di Ananda, la beatitudine. Anche se si lavora su quattro livelli, il corpo, il prana, la mente e la coscienza, l'integrazione dei quattro fa nascere la quinta esperienza della vostra luce interiore. Questo è lo stato di beatitudine, lo stato di Ananda. Questa non è una filosofia spirituale, è una filosofia fondata sulla realtà della vita, le realtà che vivete quotidianamente.

Nella nostra tradizione di trasmissione della conoscenza da maestro a discepolo (Parampara), si dice che lo scopo dello yoga è quello di realizzare la vita. Lo scopo dello yoga non è quello di realizzare Dio. Lo scopo dello yoga è quello di realizzare la vita, per essere in sintonia con le espressioni della vita, di migliorare le belle espressioni della vita. Nel momento in cui negate e eliminate le vostre dissipazioni, la mente diventa potente. Le restrizioni della mente sono le sue negatività, mentre la sua forza è la sua positività. Potete sperimentare ciò in tutte le situazioni nella vostra vita. Una volta che questa fase è completa, diviene accessibile l'ulteriore cammino volto a coltivare consapevolezza spirituale.

—13 Aprile 2014, Chembur, Mumbai, India


domenica 2 luglio 2017

Sii uno Yogi

Tratto da “Testa, Cuore e Mani”
 Swami Niranjanananda Saraswati

http://www.yogamag.net/archives/2016/isep16/thou.shtml

Attraverso meditazione, pratyahara e dharana, le facoltà mentali vengono risvegliate.
Attraverso il bhakti yoga, le qualità inferiori del cuore vengono rimosse e le emozioni vengono  rese libere dalle influenze esterne che distorcono la loro fluidità.
Attraverso lo sviluppo di sempre maggiore creatività, si realizza la facoltà delle mani.

Sviluppare le facoltà di testa, cuore e mani significa che tu devi sviluppare e scoprire un te stesso migliore. La possibilità di diventare migliore è già dentro di te.
La possibilità di miglioramento  è costante e continua, non finisce mai.
Tu pensi di non poter migliorare più solo quanto la tua mente diventa stagnante.
Se puoi rimanere ottimista, positivo e creativo, equilibrato nelle emozioni e nei pensieri, allora un nuovo te stesso emerge dalle ceneri del vecchio te.

Questo nuovo te stesso è lo yogi. Tu sei diventato uno yogi. Tu non diventi un illuminato o un siddha, ma uno yogi che è stato capace di trasformare le qualità della vita, trascendere la debolezza e diventare stabile nella forza del carattere e comprendere lo spirito.


Questo è il viaggio di cui ci ha  parlato Swami Sivananda, e  dove Swami Satyananda ci ha condotto.


martedì 20 giugno 2017

Cos’è lo yoga?

In occasione della Terza Giornata Internazionale dello Yoga riportiamo un'intervista a Swami Niranjananda

D:
Cos’è lo yoga?

R: Quando senti la parola Yoga tu evochi un’immagine nella tua mente. Alcune persone pensano ad un fachiro seduto su un letto di chiodi, meditando e pensano che questo sia yoga. Alcune persone evocano l’immagine di uno yogi seduto in una grotta sulle montagne e lo associano con lo Yoga.

Alcune persone vedono una rappresentazione pittorica della kundalini che si muove nella colonna vertebrale e si interessano allo yoga. Altri vanno in uno studio di yoga e fanno yoga aerobico  di fronte ad uno specchio a figura intera. Guardano il loro corpo, osservano la loro postura e pensano che lo yoga sia qualcosa di fisico che serve ad avere una buona forma fisica.
Ogni persona evoca un’idea o un’immagine dello yoga ed è così che inizia l’identificazione dello yoga. Ci sono molte idee, pensieri ed immagini che tu crei nella tua mente e che definiscono cosa sia per te lo yoga. Comunque lo yoga non è nulla di queste idee.

Cos’è allora lo Yoga?

Rispondendo a questa domanda arriviamo alla conclusione che yoga sia uno stile di vita. Non è una pratica e non è neppure un sadhana spirituale. In realtà è uno stile di vita, per una volta comincia a vivere i principi yogici nella tua vita, ci sono cambiamenti nelle tua percezioni, interazioni nella tua mente, nei tuoi sentimenti, azioni e comportamento migliorano. Questo cambia praticando asana, pranayama, rilassamento, meditazione e ascoltando satsang? O questo miglioramento succede quando prendi la responsabilità dello sviluppo e del progresso della tua vita?

È  la visione dei saggi che ogni individuo deve  portare nella propria vita. Ognuno deve diventare responsabile dei miglioramenti della vita. Le medicine possono essere prescritte, ma se il paziente non le prende e le tiene chiuse nell’armadietto, a cosa servono? Tu hai le medicine nelle tue mani, ma non le stai prendendo; non ti stai prendendo le tue responsabilità.  Non stai adempiendo alle tue responsabilità di prendere le medicine per sentirti meglio.
Pertanto, io vedo lo  yoga come uno stile di vita, quando inizi ad incorporare dei piccoli principi di yoga nella tua routine quotidiana, migliori la tua routine. Incorpori principi di yoga nel tuo comportamento e lo migliori, incorpori un po’ di rilassamento e concentrazione per gestire meglio lo stress e l’ansia. Il momento in cui inizi a portare lo yoga nella tua routine, lo yoga diventa uno stile di vita. Se pensi che lo yoga debba essere praticato solo in una classe muovendo il tuo corpo, manipolando il tuo respiro, rilassando e meditando, allora lo yoga non diverrà mai parte della tua vita.

Così la risposta alla domanda “Cos’è Yoga?” E’ questo: è uno stile di vita che regola corpo, mente ed emozioni, E’ uno stile di vita che coltiva le qualità o facoltà di testa, cuore e mani.

Questa è la definizione di Yoga!!!


~ Swami Niranjanananda Saraswati (Capo Spirituale della Bihar School of Yoga)

mercoledì 17 maggio 2017

Vivere lo yoga

tratto da Yoga Magazine dicembre  2016

di Swami Satyananda Saraswati


Vivere lo yoga significa essere in armonia con se stessi.
 Lo sai com’è fatta la tua mente. Allo stesso modo sai quali schemi conflittuali stai assorbendo mentre vivi. 

Come è instabile la mente!

Come puoi insegnare la tranquillità ad altri, mentre tu stesso sei disturbato? Per vivere lo yoga è necessario vivere una vita armoniosa nel corpo, nella mente e nello spirito. La parola “yoga” rappresenta l’armonia, l’unità e il coordinamento.

Questo senso di armonia e unità deve essere espresso e praticato prima di tutto in relazione al proprio io e poi con le persone al fianco delle quali vivi.

Se non vivi una vita armoniosa con te stesso, allora sai che tipi di problemi andrai a creare. 
Vivere lo yoga significa innanzitutto organizzare gli schemi della propria vita. Se non hai un sistema, disciplina e ordine nella tua vita, potrai essere un buon insegnante yoga ma non sarai in armonia con te stesso.

Abbiamo incontrato molti insegnanti di yoga in giro per il mondo e alcuni di loro vivono una vita equilibrata, ma altri vivono una vita di paradossi. Sono instabili nella loro determinazione e non accurati nelle loro decisioni.

Quindi, quando dico che non dovresti soltanto insegnare yoga ma anche vivere yoga, intendo che dovresti creare uno schema armonioso nella tua vita.


giovedì 20 aprile 2017

La nostra tradizione



http://www.yogamag.net/archives/2015/joct15/trad.shtml

Swami Niranjanananda Saraswati

La nostra tradizione inizia con Swami Sivananda. Essendo un dottore egli conosceva la scienza e il corpo umano, la sua anatomia e psicologia. Egli conosceva le condizioni ambientali e  i problemi che le persone affrontano nella società. Questi punti sono importanti in quanto ci sono molti sadhu e mahatma che non hanno idea di cosa sia la società e di cosa abbia bisogno; essi parlano e basta. Swami Sivananda capì i bisogni della società e cercò di soddisfare questi bisogni. Egli, di fondo, mantenne sempre la sua filosofia e conoscenza. 

Vedanta e Yoga
La tradizione dei Sannyasin è Vedanta, non Yoga. La filosofia dei Sannyasin è la filosofia del Vedanta. Secondo Swami Sivananda,  Vedanta è da considerarsi come un’esperienza personale che non può esser insegnata. Quando una persona sta male e qualcuno dice a quella persona “Tu non sei questo corpo e tu non sei questa mente, tu sei un’anima pura di eterna coscienza” egli non ascolterà. Invece rifiuterà questo insegnamento e dirà: “ io sto soffrendo. Ho l’asma, sento il dolore dell’infezione e tu stai cercando di dirmi che non sono questo corpo!”
Il Vedanta non è per le persone della società che sono assorbite dal mondo materiale. Fin quando una persona non rinuncia alla mondanità e adotta una nuova idea, attraverso il suo modo di vivere, una persona non diffonderà mai il Vedanta. Se una persona è interessata alla diffusione, allora è lo Yoga che dovrebbe esser diffuso in quanto esso sarà capace di evolvere la personalità delle persone. Swami Sivananda diceva che una persona può applicare lo Yoga per sviluppare la capacità e la qualità della propria mente, emozioni e azioni; l’obiettivo dello yoga non è la realizzazione o la visione del Divino. L’obiettivo dello Yoga è sviluppare le facoltà della vita di ognuno. 

I bisogni della vita
Una persona può aspirare alla propria realizzazione, moksha o liberazione, comunque questo non è necessario nella vita di tutti i giorni. Perciò cos’è necessario? Il bisogno di permettere alla forza e al potenziale della vita di esprimersi. Questo processo dà la possibilità a una persona di dare significato alla propria vita o a quella di un’altra persona, qualcuno raggiunge la pace, si connette con il sé interiore o con l’anima, e un altro acquisisce una visione e uno scopo nella vita.
Tutti i sadhu dicono che lo scopo della vita è moksha. Una volta una persona chiese a Sri Swami Satyananda se lo scopo di tutte le conoscenze e discipline spirituali fosse la visione del divino o Ishwar Darshan. Egli rispose che non era così. Quando questa persona gli disse che le scritture dicono così, egli disse che così è stato scritto ma non è necessariamente così.
Nessun dubbio  scritto nei testi è un bisogno primario per le persone che non hanno la capacità di percepire la realtà trascendente. Dio è una realtà trascendente e le menti delle persone  non sono trascendenti. Essi non sono trascendenti come neanche i loro sensi. Quindi, le persone che non possiedono tali capacità, come possono provare a conoscere ciò che è trascendente? Quando gli fu chiesto cosa una persona può fare a riguardo, Swamiji rispose che una persona può sviluppare le sue capacità. Se la natura di una persona è tamasica può esser cambiata per diventare più sattwica.
Una persona deve dividere i problemi, le difficoltà e le sofferenze della vita. Se un uomo cerca di trovare nel mondo esterno la ragione dei suoi disturbi o dei suoi turbamenti è difficile ottenere la pace. La condizione umana è tale che ognuno può affinare la propria vita ed è sempre in tempo per rimediare. Quando un essere umano non ha la minima idea della ragione della propria irrequietezza e continua ancora a cercar la pace, c’è un problema. Nel momento in cui una persona realizza la ragione dei propri problemi non ha bisogno di cercare pace. Ognuno cerca la soluzione da sé. Una volta che la causa del problema è conosciuta è semplice trovare una soluzione.
Questa mente non trascendentale non può far esperienza della realtà trascendentale. Sri Swami Satyananda suggerisce che una persona può lavorare per creare una mente adeguata e capace rimuovendo le impurità della mente per far cessare le limitazioni di essa e attivare la sua energia. In questo modo possiamo capire la realtà suprema.

Affrontare la vita
Nella nostra tradizione, gli insegnamenti del nostro Paramguru Swami Sivananda e del nostro guru Swami Satyananda, rendono molto chiaro che lo scopo dello yoga è connesso con la nostra vita. L’obiettivo dello Yoga è attivare le facoltà interiori di ognuno. In questo processo si fa esperienza della pace, della prosperità o della suprema realtà (quest’ultimo punto è un bonus). Comunque, il focus, dovrebbe rimanere il controllo del corpo, della mente e della vita.
Per raggiungere questo scopo si dovrebbe preparare uno specifico programma personale o un sadhana che può esser indirizzato ai bisogni del proprio corpo, ai bisogni della mente e che può trasformare il semplice karma in karma creativo. L’insegnamento dello yoga del quale la Bihar School of Yoga si avvale è proprio questo – affrontare situazioni, problemi, difficoltà, malattie, limiti psicologici e spirituali attraverso le pratiche yogiche. Dobbiamo affrontarle, e dobbiamo sapere come canalizzarle.
21 Settembre 2014, Il Club degli Ufficiali delle Ferrovie, Delhi, India.


lunedì 27 marzo 2017

Mantra e Mente

Swami Satyananda Saraswati
Tenuto allo Yoga Teachers Seminar, Collbato in Agosto

Nella filosofia tantrica, il Mantra è una forza che può essere utilizzata per il risveglio della nostra coscienza spirituale. La base del Mantra è il suono, che spazia dal grossolano al sottile. In tutto il cosmo ci sono onde sonore lente, medie e veloci. Le onde medie sono percettibili per noi, ma non quelle lente e le veloci. Quando il suono del Mantra è pronunciato, esso ha una portata media di frequenza che è conosciuta come suono percettibile o grossolano. Ma quando il Mantra è intonato silenziosamente ha una frequenza più veloce e diviene impercettibile o suono sottile.
Perciò il Mantra lavora sia sul piano grossolano che anche su piani più alti. Quando producete un suono ed accelerate la frequenza, esso colpisce il piano interiore della coscienza. Proprio come quando raccogliete un sassolino e lo buttate in un lago calmo e tranquillo l’impatto crea delle onde, e le onde creano dei cerchi che si espandono sempre secondo la forza ed il peso del sasso. Allo stesso modo quando ripetete il Mantra, il suono colpisce l’omogeneità della coscienza e crea delle onde che aiutano ad espandere la mente.
La barriera
La mente ha due livelli:  individuale e universale. Infatti, in tutto l'universo esiste una sola mente, ma questa mente si individualizza secondo ciascun circuito separato. Ad esempio, la vostra mente e la mia mente non sono due menti; le nostre menti sono circuiti differenti di una sola mente. Così la verità è che la mente individuale è parte della omogenea mente universale. Pertanto, la mente individuale può essere sempre connessa con la mente universale se sappiamo come fare. Dobbiamo ricordarci di questo come una legge, perché è di massima importanza nella vita spirituale.
Quando iniziamo a praticare il Mantra, creiamo delle vibrazioni nella mente esterna. Appena la mente diventa calma, tranquilla e concentrata, queste vibrazioni vengono trasferite nell'area della mente universale. Allora la barriera tra la mente individuale e la mente universale viene rotta. A causa di questa barriera, le nostre menti sono separate le une dalle altre; voi non sapete cosa penso io ed io non so cosa pensate voi. Ma quando questa barriera è rotta, la vostra mente e la mia mente diventano una sola mente.
La mente è una madre universale e la sua natura è quella dei tre guna: sattwa (equilibrio), rajas (dinamismo) e tamas (inerzia). Secondo la manifestazione della realtà, la mente è conosciuta come buddhi (l'intelletto discriminante), chitta (il contenuto della mente), e ahamkara (ego).
Abbiamo sempre considerato la mente come un processo del pensiero, ma secondo il Tantra la mente non è il pensiero. Pensieri e sentimenti sono espressioni della mente, e non la mente stessa. Proprio come le onde dell'oceano sono una espressione, una manifestazione dell’oceano; esse non sono l'oceano. Pensiero ed emozione sono vritti (schemi) della mente. Rabbia, passione, avidità, gelosia, amore, memoria, giudizio, sono tutti schemi mentali, non sono la mente.
La mente è coscienza omogenea. Questa coscienza è duplice: esterna ed interna. Quando avete delle percezioni sensoriali, allora sapete che la percezione è esterna. Quando dissociate la mente dai sensi, la coscienza diviene interiore. La mente può andare in entrambe le direzioni. Quando la mente diventa estroversa fa esperienza della forma, del suono, del tatto, del gusto e dell’odorato attraverso i cinque differenti organi di senso. L'esperienza sensoriale è il gioco della mente.
Se la mente è introversa, i sensi sono inerti e senza vita. Allora l’individuo non sente, non vede, non odora, non parla e non tocca. Ciò è chiamato pratyahara. Quando la mente si rivolge verso l'interno, ci si avvicina alla barriera e si inizia a vedere il cosmo, che è un'esperienza infinita. Non ha né inizio né fine, non ha né circonferenza né centro.
Noi definiamo la coscienza come esterna o interna, materiale o spirituale. La coscienza materiale è un'esperienza esterna della mente. La coscienza spirituale è un'esperienza interna della mente. Quando la mente ha una barriera, essa è limitata all’esperienza materiale, ma quando la barriera è rotta, allora ha un’esperienza spirituale. Nella filosofia yogica questa barriera è conosciuta come avidya (ignoranza) o maya (illusione). Con la pratica del Mantra questa barriera viene rotta.
Formazioni della mente
Ogni Mantra ha un suono specifico. Non conosciamo tutti i suoni, ma sappiamo che ci sono suoni più deboli ed altri più forti. Cosa succede quando un suono è prodotto? Gli scienziati hanno visto che gli schemi delle onde cerebrali sono alterati. I tantrici dicono che quando un suono è prodotto, esso altera le formazioni della mente.
La mente non è una unità. Così come l'acqua è composta dalla combinazione di idrogeno e ossigeno, la mente è una combinazione di più formazioni. Nello Yoga e nel Tantra queste formazioni sono conosciute come samskara. Essi sono i residui delle esperienze individuali attraverso più incarnazioni.
La mente funziona come una macchina fotografica. Ciò che è stato conosciuto e sperimentato attraverso i sensi rimane impresso nella parte subliminale della mente. Queste impressioni o formazioni sono così numerose che non si può mai essere in grado di conoscerle tutte, e non è facile classificarle. Alcuni sono deboli e insignificanti, mentre altri hanno una forte influenza sul carattere, sulle abitudini e sulla natura. Alcune sono occasionali e periodiche, altre vi accompagnano per tutto il tempo.
E’ chiaro che i pensieri potenti come la rabbia, la passione, la gelosia o la paura vengono in mente di tanto in tanto, ma durante la meditazione molti pensieri insignificanti vanno e vengono. Questo accade perché non abbiamo purificato le formazioni della mente. Ecco perché il primo requisito per la meditazione è Chitta Shuddi (purificazione mentale). Ciò non deve essere interpretato come una questione religiosa. Chitta Shuddi significa fissare le formazioni della mente. Altrimenti quando ci si siede per la meditazione tanti altri piccoli pensieri si affacciano continuamente nella mente, provocando agitazione e disturbo. La pratica del Mantra è uno dei migliori metodi per la Chitta Shuddhi, se è fatto con la consapevolezza di tutti i pensieri che entrano nella mente mentre il Mantra viene ripetuto.
Le formazioni della mente hanno tre gradi: Vikshepa (distrazione), Vikalpa (concentrazione) e Laya (totale dissoluzione). Il primo grado si verifica quando la mente oscilla continuamente da un punto ad un altro e non è mai costante. Per esempio, quando vi concentrate sulla fiamma di una candela e un pensiero che vi distrae passa attraverso la vostra mente, questo è detto vikshepa. Questa è una formazione della mente.
La seconda formazione è detta vikalpa. Dopo aver stabilito pratyahara, la dissociazione della mente dai sensi, si arriva alla consapevolezza su un solo punto. Allora si comincia ad avere delle visioni. Potete essere concentrati sulla fiamma di una lampada, ma cominciate a vedere la televisione interiore! Queste formazioni psichiche della mente sono chiamate vikalpa, e sono estremamente difficili da estirpare. Nel Dhyana Yoga se un pensiero giunge alla mente, si può sicuramente forzarlo ad andarsene grazie alla propria volontà. Ma quando sopraggiunge vikalpa non si può fare nulla. Queste sono espressioni involontarie delle formazioni psichiche e non potete avere alcun controllo su di esse. Come si possono distruggere o fissare queste formazioni? Qui il Mantra sarà molto utile. Il Mantra è in grado di distruggere le formazioni psichiche conosciute come vikalpa.
C'è una terza e potente formazione della mente chiamata laya che significa dissoluzione, sospensione. A quel punto la coscienza è completamente eliminata e si arriva allo shunya totale (vuoto). Vi siete concentrati sulla fiamma di una lampada e all'improvviso tutto si spegne; non c'è fiamma, non c'è niente, e siete completamente impotenti, persi. Questa è una formazione molto ostinata.
Quindi ci sono tre tipi di samskara: distrazione, visioni psichiche e sospensione della coscienza. Come potete liberarvi da queste formazioni? Il Mantra è uno strumento di grande valore a questo scopo. Quando praticate il Mantra è assolutamente necessario che usiate una mala. Mantra e mala insieme fisseranno le formazioni della mente. Ad esempio, praticando Om, Om, Om, la mente cade improvvisamente e appaiono le visioni. Il girare i grani della mala interferirà con le visioni e risveglierà la vostra coscienza. Invertirà il processo della coscienza mentale. Questa è l'importanza del Mantra in relazione al Dhyana Yoga e al risveglio della coscienza spirituale.
Bija Mantra
I Bija (semi) Mantra sono suoni molto potenti che hanno effetti significativi e istantanei. Vi sono milioni di bija Mantra, ma ne conosciamo solo alcuni. Ogni Bija Mantra ha il proprio elemento ed ogni elemento è associato ad un centro del corpo. Per esempio, Om appartiene all'etere, l'elemento più sottile. La sede dell’elemento etere è ajna chakra. Pertanto, Om è il Mantra di ajna ed è considerato essere il padre, il più potente tra tutti i Bija Mantra. I veri ricercatori della realtà assoluta utilizzano il Mantra Om.
Questo è solo un esempio dei bija Mantra e dei loro elementi e chakra associati. Allo stesso modo, il Bija Mantra Lam appartiene all'elemento terra, la sede di muladhara chakra. Vam appartiene all'elemento acqua, swadhisthana chakra. Ram appartiene l'elemento fuoco, manipura chakra. Yam appartiene all'elemento aria, anahata chakra. Ham appartiene all'elemento etere, vishuddhi chakra.
I Bija Mantra sono sicuramente una dose di elevata potenza. Gli aspiranti che non hanno fissato le loro formazioni mentali dovrebbero praticare un Mantra ordinario piuttosto che un Bija Mantra. Quando si utilizza un Bija Mantra il risveglio del prana è incontrollabile. Questo è il motivo per cui così tante persone hanno delle esperienze entro il secondo giorno di pratica del Bija Mantra.
Bisogno di un guru e della pratica
Il Mantra dovrebbe essere ricevuto dal guru. Un libro non può stabilire il Mantra giusto per voi. Proprio come una cartuccia deve essere colpita dal martello della pistola per sparare, così il Mantra deve essere colpito dal martello del guru per far esplodere la coscienza. La relazione tra guru e discepolo è solo il Mantra. Quando il guru dà il Mantra all'aspirante, questo diventa un discepolo. Un discepolo è colui che sta lavorando e sviluppando il Mantra. Con l’aiuto del Mantra, sta cercando di fermare i samskara, i vari elementi della mente.
Il guru deve decidere il Mantra giusto per voi sulla base del vostro segno zodiacale, del temperamento, della malattia, o del percorso spirituale. Dopo aver ricevuto il Mantra dal guru, lo si deve praticare ogni giorno per cinque o dieci minuti. Non importa quanto sia potente il vostro Mantra, se non lo praticherete non otterrete nulla.
Il Mantra deve essere ripetuto migliaia di volte. In principio lo si ripete sul piano udibile. Le vibrazioni sono esterne e gli effetti grossolani. Ma a poco a poco, come la mente diventa più tranquilla e silenziosa, le vibrazioni diventano più potenti. Il Mantra quindi va più in profondità nella coscienza, perfora la mente conscia e la mente subconscia e penetra nella mente inconscia. Una volta che il Mantra entra nella mente inconscia, distrugge tutti i samskara e le formazioni mentali. Pertanto, il Mantra deve essere ripetuto regolarmente con la mala. Se il vostro Mantra è Om, praticate cinque mala ogni giorno. Se non avete tempo alla mattina fatelo alla sera. Molti capifamiglia non praticano il Mantra di notte perché sono confusi su certi tabù. Ritengono che non sia corretto praticare il Mantra dopo maithuna, ma secondo il Tantra l'effetto del Mantra è di gran lunga maggiore in quel momento. Quindi, se avete deciso di fare cinque mala ogni notte, dovrete farlo. Indipendentemente da che tipo di vita conducete, prima praticate e poi dormite.

Il Mantra è una forza purificatrice. Niente al mondo può inquinare il Mantra; nulla può renderlo impuro. Il Mantra può purificare ogni corruzione. E 'un grande depuratore che indipendentemente da come vivete, cosa pensate o in quale religione credete, dominerà e distruggerà tutti i samskara. Quando i samskara saranno distrutti e il velo sarà squarciato, potrete vedere la divinità davanti a voi, splendente come il sole. Ciò che state cercando non è molto lontano. C’è solamente un velo tra voi e me che deve essere distrutto dal Mantra shakti, dal Mantra Yoga. Om è il più potente, il più benevolo di tutti i Mantra.


martedì 14 marzo 2017

I cinque principi di Sannyasa

Swami Niranjanananda Saraswati


http://www.yogamag.net/archives/1998/ajan98/fiveprin.shtml



Sannyasa ha due aspetti - uno è Vairagya, il non attaccamento e l'altro è Viveka, la discriminazione. L’obiettivo di Sannyasa è quello di raggiungere un livello in cui possiamo sperimentare Viveka e Vairagya. Ciò è possibile seguendo i cinque principi di Sannyasa, che noi conosciamo come le cinque S: Swadhyaya o introspezione, Seva o servizio, Satsang o accompagnarsi alla verità, Samarpan o resa e Santosh o accontentabilità.

Swadhyaya

Swadhyaya è introspezione. Non è un processo intellettuale, ma piuttosto fare esperienza della natura del sé, chi siamo, che cosa siamo, che cosa stiamo cercando di fare, come stiamo cercando di farlo. Swadhyaya è un'analisi psicologica completa della personalità umana. Nel processo di Swadhyaya dobbiamo scoprire che cosa sono le nostre fluttuazioni mentali (chitta vritti) e come possiamo controllarle. Dobbiamo conoscere i nostri punti di forza, le debolezze, le ambizioni e i bisogni, analizzarli e comprenderli usando la facoltà di Viveka, così da arrivare a capire gli aspetti manifesti ed esteriori e quelli interni, immanifesti della nostra personalità.
Swadhyaya non significa studiare testi scritti, ma significa vivere la comprensione. Ci sono due tipi di comprensione: una è mentale, razionale, comprensione intellettuale o conoscenza, e l'altro è l'applicazione della conoscenza. Dobbiamo imparare come applicare la conoscenza. Questa è la chiave per Swadhyaya. Swadhyaya non è leggere questo e quello, riempire la mente di diversi concetti e idee, senza aver chiaro quali siano i nostri obiettivi e la direzione nella vita. Qual è lo scopo di affollare la mente? Non è questo l'obiettivo di Swadhyaya.
Swadhyaya è il processo di acquisire conoscenza e di applicarla per ottenere la saggezza, non il potere. Quando la conoscenza viene utilizzato per ottenere il potere diventa una forza molto distruttiva. Nella Ishavasya Upanishad si afferma che la conoscenza può portare ad una maggiore ignoranza e a un'oscurità più grande della stessa ignoranza. La conoscenza può portare a una maggiore oscurità quando viene utilizzata per ottenere il potere, ma se la conoscenza viene applicata all’ottenimento della saggezza, allora è tutt’altra storia. Quando si impara a controllare e dirigere le modificazioni della mente si migliorano i concetti di giustizia e di creatività. Questo non è solo un processo mentale, è anche un processo vivente. Ciò è noto come chitta vritti nirodhah.


Seva


Il secondo aspetto di Sannyasa è Seva, il servizio. Il servizio si realizza in molte dimensioni differenti allo stesso tempo. Si realizza fisicamente, mentalmente, spiritualmente, socialmente, in ashram, in famiglia. Si realizza in molti modi diversi. Lo scopo di Seva è quello di sviluppare l'immunità tra azione e reazione, tra causa e effetto. Se attraverso il servizio, attraverso il karma yoga, non si è in grado di sviluppare nella vita l'immunità tra causa e effetto, tra azione e reazione, allora non si sta facendo karma yoga, non si sta realizzando Seva o servizio.

Il servizio non è aiutare un’anziana signora ad attraversare la strada; non è aiutare un'altra persona a fare o a diventare qualcosa. Questa può sicuramente essere la forma esteriore di Seva, ma lo scopo di Seva è diverso. L'obiettivo è quello di armonizzare le facoltà di testa, cuore e mani, offrire il meglio di noi per l'elevazione degli altri. Seva può essere soddisfatto solo quando Swadhyaya diventa parte di esso, quando cioè si compie ogni azione con piena consapevolezza. Non è una reazione, ma un’equilibrata, armonizzata azione creativa. E naturalmente, in Seva si deve imparare ad armonizzare le azioni con la mente, i desideri e le aspirazioni.

Satsang

Il terzo aspetto è Satsang. Satsang non è un'attività di un club spirituale. Non significa ritrovarsi insieme qui ad ascoltare cose belle, poi alzarsi e ricadere nei vecchi modelli di vita, in cui le cose entrano da un orecchio ed escono dall'altro. Satsang significa essere consapevoli della realtà dietro l'apparenza, significa utilizzare la facoltà della comprensione con discriminazione, viveka. Questo è il succo di Satsang.
Satsang deve essere combinato con Seva e Swadhyaya al fine di trarne il massimo vantaggio, in modo da non accettare solo ciò che è piacevole e rifiutare invece ciò che non vogliamo ascoltare. In generale noi cerchiamo di classificare tutto ciò che ascoltiamo secondo i nostri condizionamenti e in base ai nostri programmi. Satsang invece è la scomposizione di quei condizionamenti e di quei programmi, cosa che richiede decisamente un duro lavoro.
Vi darò un esempio. Gli Swami della BSY sono persone buone, ma sono anche degli idioti perché hanno ricevuto molte, molte istruzioni durante i Satsang, e mentre stanno ascoltando dicono: "Oh, molto bello, ha ragione". Tuttavia non sono mai in grado di applicare le istruzioni che ricevono durante i Satsang perché pensano che si applichino sempre a qualcun altro e non a loro. Di conseguenza, hanno buon cuore, ma menti idiote. Nel Satsang la natura idiota della mente deve essere accompagnata dalla bontà del cuore. Questo è il modo in cui si deve portare equilibrio nei propri processi mentali attraverso Satsang. Satsang è un modo per sviluppare la discriminazione giorno per giorno e per sviluppare la comprensione delle verità che può essere vissuta in modo pratico nella vita, compiendo uno sforzo per farlo.

Samarpan



Il quarto aspetto è Samarpan, la resa. A chi ci arrendiamo? La gente dice abbandono a Dio, arrendersi al guru, ma non posso accettare questo concetto di resa. Per me Samarpan è arrendersi a se stessi, alla nostra natura interiore. Quando si è in grado di arrendersi a se stessi, allora ci si abbandona spontaneamente al guru o a Dio, all'umanità, al marito, alla moglie o ai figli. La resa non significa diventare impotenti o perdere la nostra volontà. Arrendersi significa entrare in sintonia con la natura che è viva e attiva dentro di noi, mettendoci in sintonia con quella natura in modo che non ci siano correnti contrarie che influenzano il comportamento o le nostre azioni. Quando non ci sono correnti contrarie allora sicuramente l'energia di Dio e del guru si manifestano nella nostra vita.

Santosh


Il quinto aspetto è Santosh, l’accontentabilità. L’accontentabilità è il risultato di Sanyam, quando si è lasciato dietro tutto il chiacchiericcio mentale e si sono accettate la continuità e la spontaneità della vita. Chi è contento? Sono contento? Sei contento? Quando sei contento? Quando sono contento? Diveniamo contenti quando soddisfiamo i nostri desideri, quando otteniamo ciò che vogliamo raggiungere. La contentezza è normalmente un processo molto egoista. Essere contenti significa essere divenuti capaci di trattenere i sensi, la mente e le emozioni e averli armonizzati. Così l'armonia è appagamento.

Queste sono le cinque S, le cinque pratiche di Sannyasa che portano al raggiungimento di Viveka e Vairagya. A quel punto diverrete Sannyasananda, sperimentando la beatitudine in Sannyasa.



Ganga Darshan, 1994





giovedì 23 febbraio 2017

Quando comincia la ricerca del Guru

di Swami Satyasangananda Saraswati

 http://www.yogamag.net/archives/1983/gjuly83/quest.shtml

Arriva, prima o poi, un momento nella vita di ciascuno nel quale si è richiamati all’interiorità, forze profonde della mente che fermano e riconsiderano gli obiettivi della vita di ognuno. Inizi a domandarti: perché siamo nati? Cosa accade quando moriamo? A cosa dovrebbe ambire la vita? E’ solo il mero mangiare, dormire e procreare? Questo risveglio è una pietra miliare nella vita di un uomo, e conduce ad un vasto e infinito processo di scoperta. E’ un viaggio che, una volta intrapreso, spinge in avanti,  smascherando i misteri più profondi della creazione, perché ogni nuova scoperta porta con sé la realizzazione.

Questo risveglio non dovrebbe esser confuso con un risveglio religioso o con la consapevolezza. Un risveglio religioso dipende direttamente dalle circostanze e dal contesto nel quale si vive. Per esempio, se si è nati in una famiglia Hindu, si avrà la consapevolezza sugli dei e sulle dee Hindu e così via. Questa consapevolezza, sebbene sia benefica, ha i suoi limiti. Come tale dovrebbe esser considerata uno strumento ma non una fine. Sto parlando di un risveglio spirituale che causa il domandarsi delle cose intorno a sé, anche della religione stessa.

Quando un risveglio spirituale si insedia in noi è come un sipario che si alza permettendoci di vedere il prossimo atto. Si è ancora consapevoli del precedente atto (è necessario conoscere l’intera storia o il suo filo conduttore) ma non è più così importante. La consapevolezza è rivolta alle azioni presenti e allo stesso tempo si pensa tra sé e sé: “Se il presente è così eccitante, cosa accadrà nei prossimi atti?”. Perciò è bene ricordare che il risveglio spirituale è solo uno dei molti atti e, sebbene sia così importante per l’intera storia, esso perde il suo splendore quando si passa all’atto successivo.

Questo periodo, per alcuni, è una fase estremamente difficile, poiché l’intero equilibrio raggiunto è smosso in profondità. Cosa si credeva all’inizio non è più la verità solenne, nonché ci si accorge di non aver realmente trovato una solida base per sé stessi. Ci si dimena ancora nell’oscurità, attaccandosi a mezz’aria. Molte persone non riacquistano il proprio equilibrio e diventano “identità perdute” incapaci di affacciarsi alla vita. Dopo tutto, se si cessa di trovare un significato alla vita e all’esistenza, giorno dopo giorno, diventerà molto difficile andare avanti. Non ci si è ancora accertati di un significato definitivo della propria esistenza, soltanto noi sappiamo a cosa abbiamo creduto e che quelle credenze non sono più delle “verità Vangelo” .  Per cui: su cosa si basa il modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo?

Alcune persone, invece, sono immediatamente capaci di riequilibrarsi. Questi sono coloro che non si immergono troppo in profondità. Essi dicono: “bene, questa teoria ha funzionato per me per tanto tempo, ora sono consapevole di un significato più alto della mia esistenza. Io devo trovare il filo mediante il quale collegare entrambi e questo fa diventare la mia vita più armoniosa.” Questo tipo di pensiero è adeguato per molte persone.

Poi ci sono altre tipologie di persone che prendono questo risveglio e immediatamente fanno un salto nell’oscurità, in un abisso profondo. Egli è abile nel tagliare i ponti con il passato e buttarsi – è a suo agio nel pensare che c’è qualcosa di più infinito, di più appagante avanti a sé. Quest’uomo ha una determinazione molto forte, forza di volontà e la forza della convinzione di affrontare ogni eventualità e imprevisto della vita.

Inizia così la ricerca del Guru. In questo punto della propria vita non importa in quale punto della pratica sei,  se sei immerso a capofitto o preferisci  rimanere in periferia, è imperativo ricercare un guru. La via è buia e confusa e sono molte le insidie, avrai bisogno di una guida che ti indichi la giusta via. A questo punto troverai il tuo guru o, in qualche raro caso, sarà il guru a trovare il suo discepolo. Naturalmente, potrei aggiungere che il guru che troverai per te stesso dipenderà dalla qualità del tuo risveglio. Se sei un sincero aspirante, troverai un guru del genere; se stai cercando il nome e la fama, troverai un guru del genere; se stai cercando un guru per il benessere troverai un guru che calzi a pennello per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Perciò il guru non è altro che un riflesso di te stesso. Il guru è sempre un passo avanti in ogni impresa. Egli sa ogni cosa e tutto ed è in allerta su tutto ciò che sta accadendo. In questo modo egli è capace di controllare I tuoi piani mentali, fisici ed emozionali.

Per me il guru è diventato un’inseparabile parte della mia mente, della mia vita, del mio respiro e della mia coscienza. Senza nessun tentativo conscio e senza sapere cosa stava accadendo, stavo diventando sempre più coinvolta nella relazione con il divino. Non avevo mai conosciuto la magnanimità del rapporto tra guru e discepolo. Ho sempre mantenuto un approccio razionale e intellettuale alla vita. Ho sempre fatto domande, dubitato e criticato prima di accettare. Questo è stato naturalmente causato dai miei conflitti mentali perché in una relazione con il guru non c’è spazio per dubbi o domande. E’ una relazione nella quale si sopravvive solo con totale fede e abbandono.


Come si fa ad arrendersi? Intellettualmente tutti noi possiamo asserire di poterlo fare. Ma in pratica è molto difficile arrendersi completamente, prima o poi l’ego riaffiora con la sua minacciosa testa. Per una resa totale bisogna cessare di esistere come individuo, bisogna esistere in relazione al tuo guru. Essa può sembrare servile a primo impatto ma la totale arresa è un’esperienza molto appagante. Naturalmente bisogna abbandonare se stessi solo al guru o a Dio, altrimenti se ci si arrende a chiunque il risultato sarà solo un grande sfruttamento. 





mercoledì 8 febbraio 2017

Coltivare la Positività



Dagli insegnamenti di Swami Sivananda Saraswati

http://www.yogamag.net/archives/2008/ajan08/culpos.shtml

La mente è un insieme di abitudini. Essa può essere modificata cambiando le abitudini. La distruzione è necessaria per la rigenerazione. Quando si acquisiscono nuove abitudini sane, si abbandonano quelle vecchie e malsane. Quindi, siate analitici e introspettivi.  Cambiate la negatività in positività  cambiando il vostro atteggiamento. Fate il punto della situazione rispetto all’anno passato e decidete di liberarvi dei condizionamenti mentali adottando i seguenti principi.

Siate positivi e propositivi
Non sedete pigramente desiderando che qualcuno vi aiuti, ma siate sempre positivi e propositivi. Fate del vostro meglio e affidate il resto. Non diventate pigri. Dio aiuta coloro che si aiutano.

Siate allegri
Fatela finita con depressione e malinconia. Non c'è nulla di più contagioso della depressione. Allontanate subito da voi il senso di morbosità attraverso la curiosità, cantando canzoni che sollevino il morale, attraverso la preghiera, il pranayama, passeggiate rigeneranti all'aria aperta, e pensando alla qualità opposta: la sensazione di gioia. Siate allegri e felici. Vivete solo per essere una benedizione per gli altri.

Siate adattabili
Cercate di sviluppare una natura amabile e socievole. Adattate voi stessi ai modi e alle abitudini altrui. Non lamentatevi mai quando servite gli altri. Provate piacere nel servire. Rimanete equilibrati anche quando venite offesi, quando gli altri usano parole dure contro di voi. Abbiate una mente uguale nel piacere e nel dolore, nel caldo e nel  freddo. Sviluppate la capacità di adattamento, l’autocontrollo e la tolleranza.

Misurate le parole
Controllate la mente con abilità e con tatto. Disciplinate l'uso della parola. Parlate con dolcezza, delicatezza e sincerità. Non sprecate le vostre ore in chiacchiere. Tagliate corto con le conversazioni. Diventate persone di poche parole. Osservate mouna (silenzio) per un paio d'ore al giorno. Parlate poco, ascoltate molto, e non pronunciate mai una parola dura che ferisca i sentimenti altrui.

Controllate la rabbia
La rabbia fa a pezzi il sistema nervoso e produce un effetto profondo e duraturo sul corpo astrale. Un terribile attacco d’ira crea una profonda infiammazione nel corpo astrale. Pertanto, non diventate vittime della rabbia. Controllatela attraverso kshama (pazienza), amore, misericordia, compassione, vichara (riflessione) e considerazione per gli altri.

Comprendete la legge
Nessun evento può verificarsi senza una causa precisa. Tutto segue la legge di causa ed effetto. Questa legge è abbastanza misteriosa, che è il motivo per cui il Signore Krishna dice: Gahana karmano gatih - "Misteriosa è la natura dell’azione." Tutte le forze fisiche e mentali in natura obbediscono a questa grande legge di causa ed effetto. Vi ritrovate in ​​luoghi in cui è possibile soddisfare i vostri desideri perché la natura segue questa legge.

Diventate tutt’uno con il legislatore
Una volta compresa la legge che guida la vostra vita e le vostre azioni, sarete in grado di agire in modo tale da rendere questa legge il vostro alleato, piuttosto che il vostro avversario. Se le condizioni previste dalla legge sono meticolosamente rispettate e osservate, avrete la certezza assoluta del successo in qualsiasi direzione. Pertanto, adempiete con attenzione ai vostri doveri. Presto diventerete tutt'uno con il legislatore.

Abbiate una fiera determinazione
Mettere il cuore, la mente, l'intelletto e l'anima in ogni vostro atto anche il più piccolo. Agite con fede e determinazione. Controllate le vostre emozioni e i vostri impulsi. Siate saldi nel vostro proposito e fieri nella vostra determinazione.

Mai disperare
Voi non siete esseri indifesi. Possedete il libero arbitrio. Potete superare tutte le circostanze sfavorevoli. Abbiate coraggio. Siate audaci. Avrete successo. Non c'è niente al mondo che non può essere raggiunto attraverso uno sforzo adeguato. Non siate turbati dalle difficoltà, dalle avversità e dal dolore. Essi vi aiuteranno a sviluppare la vostra volontà e capacità di resistenza. Vi renderanno saggi e vi aiuteranno nella vostra evoluzione. Usate la vostra intelligenza, la sagacia, la capacità di discriminazione e il buon senso. Supererete una ad una le difficoltà. Respingete la paura e l'ansia. Traete il coraggio, la forza e il potere da dentro di voi. Voi siete invincibili. Nulla può farvi del male.

Discriminate
Conoscete le cose nella loro giusta luce. Non confondete l'emozione con la devozione, il salto violento in aria durante il sankirtan con l’estasi divina, l’irrequietezza di natura rajasica con il karma yoga, il sonno profondo con il samadhi, o il costruire castelli in aria con la meditazione. Imparate a discriminare e a divenire saggi. Osservate con attenzione i vostri pensieri. Rendete la mente capace di comprendere la natura irreale delle cose. Parlate con la vostra mente. Persuadete la vostra mente. Vi ascolterà.

Praticate la serenità
Siate calmi in ogni circostanza. Coltivate questa qualità attraverso un sforzo costante e indefesso. La serenità è come una roccia. Onde di irritazione possono precipitare su di essa, ma non possono scalfirla. Siate calmi come un oceano senza onde. Siate di vedute ampie come il cielo. Siate puri come il cristallo. Siate pazienti come la terra. Mantenete il vostro equilibrio mentale tra i cambiamenti del mondo senza considerare successo o fallimento, guadagno o perdita, piacere o dolore. Disciplinate la vostra mente con cautela. Questa è la vostra chiave per aprire le porte del regno della beatitudine. Questo è il segreto del successo nello yoga.

Siate aperti come un bambino
Abbiate un atteggiamento appassionato e ricettivo nell’apprendere gli insegnamenti del vostro maestro. Siate assolutamente innocenti, schietti e candidi come bambini. Sintonizzate il vostro cuore con il  divino attraverso la preghiera sincera. Mettete il vostro cuore a nudo davanti a Lui. Non tenete alcun segreto a Lui. Parlate con Lui come bambini. Diventate uno strumento nelle mani del divino.

Abbandonatevi
Abbandonate ogni cosa allo Spirito Supremo. Mettete il vostro ego ai Suoi piedi e sentitevi a vostro agio. Egli si farà completamente carico di voi. Lui farà tutto per voi. Fissate la vostra mente su di Lui. Vedete Lui in ogni cosa. Lavorate per Lui. Non pensate ad altro fuorché a Lui. Egli è la vostra guida. Egli è la vostra luce. Egli vi solleva  il morale. Egli verrà e vi salverà dalle difficoltà. Ripetete il mantra «Io sono tuo, tutto è tuo. Sia fatta la tua volontà ". Quando la resa è assoluta, la grazia divina fluisce.